Testi per la vita monastica                                   Cultura Monastica - sezione II


scheda 

 

 

Monachesimo e Teologia 

 

 

estratto dal nostro "Stile di Vita monastico".

 

 


© a cura dei monaci della Abbazia Nostra Signora della Trinità - Morfasso (PC) Italia


 

 

 

 

Monachesimo  e  Teologia

 

 

 

Un antico detto monastico afferma: « Claustrum sine armario, velut castrum sine armamentario  (un monastero senza biblioteca è come un castello senza armeria) ». 

Non vogliamo parlare sulla necessità della lettura e dello studio monastico,  ma chiederci quale è lo stile della lettura e dello studio monastico.

 

I.   Esiste una Teologia Monastica?

 

Quali sono i caratteri di una teologia pensata e pregata da monaci?   Come esiste una teologia patristica e una teologia scolastica, si può parlare di una teologia monastica?

 

 I Padri della Chiesa non predicano e non scrivono se non per insegnare o per difendere la fede;  la loro teologia è di orientamento pastorale o apologetico. Sono dei Vescovi, ossia dei Pastori d'anime e dei custodi della fede.

I Padri del deserto sono "maestri di vita", e parlano ai figli-discepoli per illuminarli sulla vita spirituale e aiutarli nel combattimento contro le passioni.

Gli Scolastici  sono "maestri scuola" e si fanno domande "di scuola": il metodo e la mentalità cambiano: essi sono dei professori, ossia dei maestri di pensiero.   

D'ora in avanti ormai la Sacra Scrittura commentata susciterà più interrogativi che risposte.  Il metodo dell'intelligenza procede con "si e no" o con "pro e contro".   Poco alla volta la "fides quærens intellectum" (la fede che cerca di capire) vien sostituita da un "intellectus quærens fidem" (la ragione che cerca di credere).  Il monaco Guillaume de St-Jaques, di Liegi, teme "quegli innovatori che, rovesciando la formula di S.Anselmo, fanno piuttosto derivare la fede dall'intel-ligenza che l'intelligenza dalla fede".

 

Fin dalle origini del monachesimo, infatti, i monaci hanno invece una diffidenza molto grande per la teologia. L'abuso delle speculazione gonfia l'orgoglio (1 Cor. 8,1 “scientia inflat”) e fa perdere il penthòs  [la compunzione,   il dolore interiore, l'afflizione spirituale]; l'accanimento della polemica e della discussione getta nell'ansia e fa perdere l'esichìa  [il silenzio, la pace interiore che si trova nella solitudine].

La storia monastica successiva conterà degli esegeti e dei teologi, ma la teologia praticata dai monaci è meno un "cupio sciendi" [desidero capire] che una "ars amandi" [un'arte di amare]: non sete di sapere, ma desiderio di Dio.

Senza preoccupazioni pastorali, speculative o polemiche, la teologia dei monaci è piuttosto un modo ammirato, meravigliato di "pensare Dio".

 

II.   I caratteri di una Teologia Monastica

 

1.  essa è  tradizionale  e diffida istintivamente delle novità 

  (ciò può portare talvolta ad un orientamento integrista);

 

2.  essa è  esperienziale,  ossia afferma il primato della fede sulla ragione 

  e dell'esperienza sulla speculazione;

 

3.  essa è  liturgica:  la sua fonte privilegiata è la preghiera comune, 

  ossia la Sacra Scrittura vissuta cultualmente;

 

4.  essa è  contemplativa: la sua visione è poetica ed entusiasta: 

  l'Uno, l'Essere, il Vero, il Bene, il Bello per il monaco 

  sono cose ben diverse dai trascendentali astratti, 

  sono gli attributi di Dio, o meglio la sua stessa essenza.

 

III.  Le qualità del Monaco e del Teologo

                                

Dalla Regola di San Benedetto si possono estrarre le qualità del monaco: obbedienza (cap. 5), silenzio (cap. 6), umiltà (cap. 7), buon zelo (cap. 72). Ma queste sono anche le qualità di un buon teologo.

 

1.   Obbedienza  - Il teologo deve sottomettersi alla realtà senza imporle il quadro prefabbricato del suo metodo o i pregiudizi della sua intelligenza: deve essere all'ascolto di Dio, fedele agli impulsi della grazia, ai dati della rivelazione e agli orientamenti del magistero.

 

2.   Silenzio  - Il teologo deve essere sobrio quanto a parole: un predicatore può permettersi una certa enfasi nell'eloquenza, un autore spirituale una certa ripetitività nel discorso, a un teologo si richiede più rigore, come minimo serve saper tacere quando arriva alla soglia del mistero di Dio!

 

3.   Umiltà     -  Il teologo deve condividere il sentimento di ogni ricercatore nei confronti dell'oggetto della sua ricerca: il sentimento della propria inadeguatezza, della propria incapacità, della propria impotenza a cogliere ciò che cerca. Il suo compito non è di dominare e di risolvere un problema, ma è di rispettare un mistero.

 

4.   Zelo   - Il teologo deve dedicarsi con ardore, con passione alla sua ricerca, ma deve evitare le discussioni sterili in cui si sviluppa uno zelo amaro, la vanagloria e la volontà propria.

 

     Come si può notare, le qualità del teologo e quelle del monaco coincidono, anche se non vanno esercitate nel medesimo campo.

 

IV.   Da queste riflessioni:  alcune conclusioni

 

1.   È preferibile parlare di un modo monastico di "pensare Dio", che affermare che esiste una teologia specificamente monastica.  Le prime parole dei Sermoni sul Cantico dei Cantici di San Bernardo sono: « A voi, fratelli miei, bisogna dire cose diverse che ai secolari, o in ogni caso bisogna dirle in un'altra maniera ».

 

2.   I monaci sono esitanti a parlar di Dio per un rispetto amoroso e per non invischiarsi in discussioni inquietanti e sovente sterili, che farebbero loro perdere la pace. Tuttavia, allergici alle novità concettuali, alle ipotesi azzardate e stagionali, essi hanno avuto spesso, grazie alla solidità dell'istituzione e alla struttura della loro vita interiore, un'audacia singolare per sondare le profondità di Dio: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ».   La teologia è audace nella misura in cui essa è pura.

 

3.   Questo modo di "pensare Dio", di parlare a Dio piuttosto che parlare di Dio, così tipicamente monastico, è anche una delle caratteristiche di quella che si chiama "teologia orientale" o "teologia ortodossa", generalmente meno speculativa, più fedele ai Padri della Chiesa, più apofàtica  [non negatoria ma negativa; non si tratta di speculare ma di cambiarsi;­ che è il contrario di catafàtica, di definitoria, che definisce, che delimita] di quella occidentale.  Questo è un elemento importante che predispone il monachesimo al dialogo ecumenico con l'Oriente Cristiano.

 

4.   Le qualità che San Benedetto prevede per il monaco sono quelle di cui il teologo deve essere dotato per esercitare la sua intelligenza in conformità alla sua fede.   Questa convergenza non è fortuita se l'uno e l'altro, il monaco e il teologo,  « cercano davvero Dio ».

      Così si verificano tre sentenze di "monaci" teologi: 

Origène dice: 

      Quello che è più necessario per comprendere le cose divine è la preghiera

Evàgrio Pòntico: 

      Se tu sei teologo preghi veramente, se preghi veramente sei teologo

Gregorio Pàlamas: 

      La preghiera è la chiave dei misteri divini.

 

 

©  estratto da  Stile di Vita monastico - 1991

 della Abbazia Nostra Signora della Trinità  - Morfasso (PC) Italia

 

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