COSMO FRANCESCO RUPPI  Arcivescovo di Lecce

la santita' dei laici 

 

una rilettura dell'Esortazione Apostolica Christifideles laici 

promulgata da Giovanni Paolo II nel 1989

 

Nella Esortazione Apostolica Christifideles laici Giovanni Paolo II parla esplicitamene della dignità dei laici e indica che tale dignità si rivela in pienezza nella loro santità; la chiamata alla santità per i fedeli laici, pertanto, costituisce un punto capitale della loro vita e della loro presenza nella Chiesa.

La santità costituisce, cioè, «la consegna primaria affidata a tutti i figli e le figlie della Chiesa da un Concilio, voluto per il rinnovamento evangelico della vita cristiana, e tale consegna è appunto la santità. Questa consegna non è una semplice esortazione morale, bensì un'insopprimibile esigenza del mistero della Chiesa… essa è la Sposa amata dal Signore Gesù, che ha consegnato se stesso per santificarla...». (CL 16).

Il Concilio Vaticano II ha parlato diffusamente della santità dei laici soprattutto nel noto capitolo della Lumen gentium, ove si fa riferimento esplicito non solo alla santità dei fedeli laici in generale, ma anche ai lavoratori (dediti spesso a lavori faticosi!), ai malati, sofferenti, poveri e tribolati, mentre il decreto su L'apostolato dei laici nel n. 4 ha trattato esplicitamente della loro spiritualità e santità, dicendo a chiare lettere che l'apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo.

 

Siate Santi!

Già l'apostolo Pietro aveva raccomandato di essere santi: «siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà… non conformatevi ai desideri di un tempo quando eravate nell'ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo» (1Pr 1, 14-16).

Il Sinodo straordinario del 1985, parlando dei laici, precisò che i santi e le sante sono sempre stati  fonte e origine di rinnovamento nelle più difficili circostanze della vita in tutta la storia della Chiesa e aggiunse che oggi abbiamo grandissimo bisogno di santi, che tutti dobbiamo implorare da Dio con assiduità.

Non c'è Papa che non abbia confermato, specie negli ultimi tempi, queste verità e l'attuale Pontefice, che ha beatificato e canonizzato tanti santi laici, si è particolarmente dedicato a stimolare la santità del laicato cattolico come forza interiore ed apostolica di incalcolabile valore.

«La vocazione dei laici alla santità - afferma Giovanni Paolo II - affonda le sue radici nel Battesimo e viene riproposta dagli altri sacramenti, principalmente dall'Eucaristia: rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono «santi» e sono, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare come ci ha insegnato l'apostolo Paolo (Ef 5, 3) che non si stanca di ammonire tutti i cristiani perché vivano «come si addice ai santi» (Cl, 16).

 

Che vuol dire essere santo

Per molti, ma soprattutto per i fedeli laici, la santità può sembrare un miraggio lontano, difficile e, per molti versi, anche al di sopra delle forze comuni, ed invece la santità è una vocazione che ci riguarda tutti, nessuno escluso. E' bene, perciò, far capire alla nostra gente che essere santi non vuol dire fare miracoli o compiere gesta eccezionali, ma vivere la vita quotidiana da buoni cristiani.

Essere santo vuol dire imitare Cristo, seguire Cristo nei suoi insegnamenti, vivere la sua vita attraverso i sacramenti. tradurre la fede nella pratica di ogni giorno.

In parole povere, vuoi dire essere buon lavoratore, buon studente, buon pensionato, buon insegnante, buon impiegato, buon commerciante, essere  buon genitore o buon tiglio, buon nonno e buona nonna...

Essere santo per un fedele laico vuol dire santificarsi nel mondo; realizzare la propria dimensione cristiana nelle realtà temporali. partecipando cioè agli affanni e alle speranze del mondo, portando nella propria esistenza quel respiro che si vede all'inizio della Gaudium et spes. Essere santo per un laico, significa vivere nella storia e fare la storia di questa terra, ma farla in senso cristiano, con lo sguardo stesso del Cristo Redentore.

 

Impegno nel mondo

Nel cammino di santità, i fedeli laici, pertanto, non devono perdere mai di vista l'impegno civile e sociale e neppure quello politico, divenuto sempre più arduo e difficile, ricordando che per essi il luogo di santità, il luogo ove devono essere santi, è il mondo di oggi, questo mondo, nel quale sono chiamati a vivere e operare. Portando un'anima nelle realtà terrestri, infatti; portando all'uomo di oggi quel supplemento di spiritualità  che tanto manca, i fedeli laici rispondono alla vocazione alla santità e attuano la loro stessa missione nel mondo.

A tale proposito, già il Concilio Vaticano II aveva asserito che «né la cura della famiglia, né gli altri impegni secolari devono essere estranei all'orientamento spirituale della vita» (AA 4) confermando con questo che, per i laici, tutto conduce, deve condurre alla santità.

Nella citata esortazione sui laici, il Santo Padre ha precisato che «la vocazione alla santità deve essere percepita e vissuta dai fedeli laici, prima che come obbligo esigente e irrinunciabile, come segno luminoso dell'infinito amore del Padre che li ha rigenerati alla sua vita di santità. Tale vocazione deve dirsi, allora, una componente essenziale e inseparabile della nuova vita battesimale e pertanto un elemento costitutivo della loro dignità» (CL 17).

Tra i fedeli chiamati alla santità, un posto tutto speciale ce l'hanno i sofferenti e i malati, quelli, cioè, che dialogano con Cristo dolente e rappresentano una delle più grandi risorse della nostra azione apostolica.

La malattia, infatti, è luogo privilegiato di santificazione e di apostolato (l'apostolato della soffe-renza!) ed è il tempo in cui può meglio radicarsi la dimensione della speranza e della fiducia in Dio.

Se le nostre parrocchie e, prima ancora, le diocesi, gli istituti religiosi, le associazioni, i movimenti laicali e di apostolato mettessero a fuoco la chiamata alla santità, non c'è dubbio che il posto dei fedeli laici diventerà formidabile motivo per la realizzazione della Chiesa santa e condizione imprescindibile per attuare seriamente la nuova evangelizzazione.

 ( da: L'Osservatore Romano - 4 aprile 2001 )

 

 

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